Trapani, il rottame dell’auto dell’attentato di Pizzolungo diventa un monumento alla memoria
- redazioneilgazzett
- 3 nov
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L’opera di Massimiliano Errera in piazza Vittorio Veneto: “La mafia può uccidere, ma non può cancellare la verità”

È stata inaugurata oggi, in piazza Vittorio Veneto a Trapani, l’opera dell’artista Massimiliano Errera dedicata alla strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985. Il rottame della Fiat 132 blindata su cui viaggiava il giudice Carlo Palermo è stato recuperato e trasformato in un monumento alla memoria dopo anni di abbandono.
L’auto, rimasta per decenni dimenticata tra i rifiuti dell’autoparco comunale, è ora esposta come simbolo di verità, giustizia e impegno civile. Alla cerimonia hanno partecipato Salvatore La Porta, ex agente della scorta del magistrato, e Margherita Asta, figlia e sorella delle tre vittime innocenti dell’attentato.
Il 2 aprile 1985 una carica di tritolo destinata al giudice Palermo esplose sul lungomare di Pizzolungo. L’auto di Barbara Rizzo, che viaggiava davanti alla vettura del magistrato con i suoi due gemelli Giuseppe e Salvatore, fu travolta dall’esplosione, uccidendo madre e figli. Palermo si salvò, ma l’attentato sconvolse per sempre la città.
“Per trent’anni questa macchina è rimasta tra i rifiuti. Dal 2021 abbiamo deciso di recuperarla e renderla memoria – ha spiegato Errera –. L’ho vista nuda e cruda, come l’attentato stesso. La mafia può uccidere, ma non può cancellare la verità.”
In collegamento da Trento, Carlo Palermo ha ricordato che “sin dall’inizio era chiaro che dietro quella strage vi fosse un’altra verità, più complessa e nascosta. La ruggine dell’opera rappresenta il tempo, il dolore e la memoria che non si cancellano”.
La prefetta di Trapani, Daniela Lupo, ha definito l’opera “un simbolo che invita alla riflessione, non alla curiosità. I fiori che emergono dai rottami sono il segno della speranza: Trapani oggi sceglie la legalità”.
Il sindaco Giacomo Tranchida ha aggiunto: “Di questa macchina restano i resti, ma dentro c’erano uomini che servivano lo Stato. Non vogliamo teatralizzare il dolore, ma trasformarlo in memoria viva.”
Commovente l’intervento di Margherita Asta: “Quest’opera rappresenta tutto: la bruttezza di ciò che è accaduto e la speranza che nasce dalla memoria. La ruggine resta, perché la verità piena ancora non la conosciamo. Ma oggi scegliamo di guardare avanti, alla speranza.”



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