Rapporto Gimbe: nel 2024 il 10% dei calabresi ha rinunciato alle cure
- redazioneilgazzett
- 8 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Aumentano le rinunce, situazione critica per Case e Ospedali di Comunità. Bene le Cot

Nel 2024 oltre il 10% dei cittadini calabresi ha dichiarato di aver rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria, pari a circa 180.000 persone. È quanto emerge dal Rapporto 2025 della Fondazione Gimbe, che analizza sostenibilità ed efficienza del Servizio sanitario nazionale (SSN). Il dato segna un aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente, superando lievemente la media nazionale, pari al 9,9%.
Il rapporto evidenzia anche una leggera crescita delle risorse destinate alla sanità calabrese. Nel 2023, con la revisione dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, alla Calabria sono stati assegnati 2.091 euro pro capite, 83 euro in più rispetto al 2022 e sopra la media nazionale (+71 euro). Nel 2024, il dato è salito a 2.182 euro pro capite, allineandosi alla media nazionale.
Tuttavia, i numeri continuano a mostrare criticità strutturali e organizzative. In particolare, la dotazione di personale sanitario nel 2023 è risultata inferiore alla media italiana:
10,2 operatori sanitari ogni 1.000 abitanti (media nazionale: 11,9)
1,84 medici dipendenti per 1.000 abitanti (Italia: 1,85)
4 infermieri ogni 1.000 abitanti (Italia: 4,7)
Rapporto medici/infermieri: 2,18, contro la media nazionale di 2,54
Anche l’aspettativa di vita alla nascita in Calabria risulta inferiore alla media nazionale: secondo le stime Gimbe basate su dati 2024, è di 82,3 anni contro gli 83,4 del resto del Paese.
Il focus Gimbe si estende anche all’attuazione degli investimenti previsti dal Pnrr e da altri fondi. Secondo i dati Agenas aggiornati al 30 giugno 2025, la Calabria ha programmato:
63 Case della Comunità, ma solo 2 hanno attivato almeno un servizio, mentre altre 2 risultano operative solo formalmente, senza personale medico o infermieristico.
20 Ospedali di Comunità, nessuno dei quali è stato attivato alla data del rilevamento.
Diversa la situazione per le Centrali Operative Territoriali (Cot), che risultano completamente operative e certificate al 100%.
«I dati – evidenzia Gimbe – mostrano una regione che, pur ricevendo risorse allineate alla media nazionale, continua a registrare gravi ritardi nell’erogazione dei servizi essenziali e nell’implementazione della sanità territoriale», compromettendo così l'accessibilità e la qualità dell’assistenza sanitaria per una parte significativa della popolazione.



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