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Cina accusa gli Stati Uniti: «Responsabili dell’escalation nella guerra commerciale»

  • redazioneilgazzett
  • 12 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Pechino ospita le nuove tensioni con Washington: tra dazi e restrizioni, aumenta lo scontro diplomatico



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Il ministero del Commercio cinese ha puntato il dito contro gli Stati Uniti, sostenendo che le nuove restrizioni imposte da Washington stiano alimentando un’escalation nella guerra commerciale tra i due Paesi, nonostante i recenti colloqui bilaterali.

L’ultima mossa sul tavolo statunitense prevede un aumento delle tariffe – fino al 100% – su una vasta gamma di prodotti “made in China”. In risposta, Pechino ha definito la strategia americana “bellicosa” e ha avvertito che, se le misure dovessero proseguire, adotterà contromosse decise per tutelare i propri legittimi diritti e interessi.

Da settembre, quando si sono tenuti i colloqui a Madrid, gli Stati Uniti, afferma il governo cinese, avrebbero introdotto una serie continua di nuove limitazioni, compresa l’inclusione di imprese cinesi nella lista nera commerciale. Pur ribadendo che la Cina non desidera un conflitto tariffario, il portavoce ha affermato con fermezza: «Non lo cerchiamo, ma non ne abbiamo paura».

Sul fronte di Washington, il presidente Donald Trump ha annunciato l’introduzione di controlli “su larga scala” all’export, che includerebbero anche “software critici” entro il 1° novembre. Molti analisti interpretano la mossa come un tentativo di esercitare pressione sul gigante asiatico in prossimità dell’incontro previsto con Xi Jinping, in Corea del Sud, durante il summit APEC di fine mese.

La Cina, da parte sua, ha già reagito intensificando i controlli sull’export di materie prime strategiche come le terre rare, lanciando un’indagine antitrust contro Qualcomm, e imponendo “tasse speciali” sulle navi americane nei propri porti — una risposta tagliata su misura per riequilibrare il rapporto di forza.

I prossimi giorni saranno decisivi: se la tensione salariale dovesse continuare, le conseguenze sui mercati globali e sulle catene di approvvigionamento potrebbero essere profonde.

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