Bari, inaugurato “Murà”: un murale lungo 300 metri per raccontare legalità, giustizia e inclusione
- redazioneilgazzett
- 12 ott
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Coinvolti 150 partecipanti tra scuole, associazioni e detenuti. L’opera abbellisce il muro del futuro Parco della Giustizia

È stato svelato questa mattina in via Falcone e Borsellino, a Bari, “Murà”, il grande murale collettivo che decora per 300 metri il perimetro del futuro Parco della Giustizia. Un’opera artistica partecipata che racconta, attraverso immagini e colori, i valori della legalità, della giustizia, della tutela ambientale e dell’inclusione sociale.
Il progetto ha coinvolto 150 persone, di età compresa tra gli 8 e i 91 anni, tra cui studenti, detenuti, operatori sociali, cittadini e volontari. Tutti hanno preso parte a laboratori artistici intergenerazionali, coordinati dalla street artist Chiara Capobianco, per realizzare 375 pannelli in alluminio pressato, dipinti con vernici ecologiche.
Tra i partecipanti figurano gli alunni degli istituti comprensivi E. Loi – G. Santomauro e De Amicis, le associazioni Parco Domingo, Alzheimer Bari DVS, I Briganti di Michele Magone, e le comunità Crap e Surprise. Coinvolti anche gli ospiti della Casa Circondariale Francesco Rucci e dell’Istituto Penitenziario Minorile Nicola Fornelli, che hanno contribuito attivamente alla realizzazione dell'opera.
Il progetto, nato da un’iniziativa dell’Agenzia del Demanio in collaborazione con il Ministero della Giustizia e il Comune di Bari, ha preso forma tra febbraio e giugno 2025. Ogni gruppo ha scelto in autonomia un tema e un titolo per il proprio pannello, ispirandosi ai concetti di giustizia, partecipazione, memoria e sostenibilità.
La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione del sindaco Vito Leccese, del direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme, e della stessa Capobianco. L’evento si è concluso con la premiazione di otto artisti (quattro professionisti e quattro emergenti), selezionati tramite una call for artist nazionale promossa dall’Agenzia.
“Murà” non è solo un’opera decorativa, ma un simbolo concreto di cittadinanza attiva e rigenerazione urbana. Un esempio virtuoso di come l’arte pubblica possa essere uno strumento potente di coesione sociale, educazione civica e valorizzazione dei beni comuni.



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