Reggio Calabria, pretende visita senza prenotazione e aggredisce un medico
- redazioneilgazzett
- 15 ott
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Pneumologo colpito con due pugni al volto a Reggio Calabria

Grave episodio di violenza a Reggio Calabria. Un uomo, recatosi al Dipartimento di Prevenzione dell’Asp senza prenotazione, ha preteso di essere visitato immediatamente. Al rifiuto del personale, ha aggredito il medico in servizio.
L’aggressione è avvenuta ieri pomeriggio presso il Centro diagnostico per le malattie polmonari sociali. La vittima, il dottor Salvatore Tripodi, pneumologo e allergologo, è stato colpito con due pugni al volto, riportando traumi facciali e una momentanea perdita di coscienza. Solo il tempestivo intervento di alcuni pazienti presenti ha evitato conseguenze ancora più gravi.
L’episodio è stato duramente condannato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Reggio Calabria, che in una nota ufficiale ha parlato di “vile aggressione” e di “un gesto inqualificabile che colpisce non solo il singolo professionista, ma l’intera comunità medica e il servizio sanitario pubblico, già messo a dura prova da carenze strutturali e da un impegno quotidiano oltre ogni limite organizzativo”.
L’Ordine ha inoltre evidenziato la forte pressione e la cronica mancanza di risorse cui è sottoposto il personale sanitario, spesso costretto a garantire prestazioni ben oltre l’orario previsto. Da qui l’appello urgente alle autorità competenti affinché vengano adottate misure concrete e immediate per tutelare la sicurezza di medici e operatori sanitari, sia negli ospedali sia negli ambulatori del territorio.
“Le aggressioni contro i medici sono una ferita per l’intera società. È tempo di dire basta”, ha dichiarato il presidente dell’Ordine, Pasquale Veneziano.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, esprimendo solidarietà al dottor Tripodi e condannando con fermezza l’accaduto: “La violenza contro gli operatori sanitari è una piaga che va combattuta e soprattutto prevenuta. Servono interventi strutturati dal punto di vista sociale e culturale, perché è evidente che non si è fatto ancora abbastanza per tutelare chi opera quotidianamente a contatto con il pubblico”.



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