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Attentato a Ranucci, un attacco alla libertà di informazione. Il 21 ottobre mobilitazione in piazza per difendere l’articolo 21

  • redazioneilgazzett
  • 18 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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L'attentato che ha colpito Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore della trasmissione d’inchiesta Report, rappresenta molto più di un atto criminale: è un attacco frontale alla libertà di stampa, un messaggio intimidatorio contro chi continua a fare domande, a cercare la verità, a svolgere un giornalismo libero e indipendente.

All’alba del 17 ottobre, un ordigno ha distrutto le auto di Ranucci e della figlia, parcheggiate nei pressi dell’abitazione della famiglia a Pomezia. Un'esplosione che ha colpito non solo sul piano personale, ma anche simbolico: colpire un giornalista significa tentare di zittire una voce scomoda, spegnere un faro sull’informazione pubblica.

L’aggressione si inserisce in un clima sempre più teso e ostile nei confronti della libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della Costituzione. L’attentato non è stato solo un gesto intimidatorio verso una persona, ma un tentativo di colpire un diritto fondamentale della democrazia italiana: quello di informare e di essere informati.

Il gesto appare anche come una sfida ai principi stabiliti a livello europeo con l’approvazione del Media Freedom Act, nato per rafforzare il pluralismo e l’indipendenza dei media nei Paesi membri dell’Unione. In Italia, questa normativa risulta nei fatti trascurata, mentre aumentano episodi di censura, querele temerarie, intimidazioni e pressioni politiche nei confronti dei giornalisti.

In questo contesto, diventa urgente una risposta forte e collettiva. Per questo motivo è stata convocata una mobilitazione nazionale per sabato 21 ottobre alle ore 17, con appuntamenti in piazza a Roma e in diverse città italiane.

La manifestazione è un invito rivolto a tutte le forze politiche, sindacali, sociali e ai cittadini che hanno a cuore i valori della Costituzione. Non si tratta soltanto di esprimere solidarietà a Sigfrido Ranucci, alla sua famiglia e alla redazione di Report, ma di difendere la libertà di informazione come pilastro del vivere democratico.

Difendere l’articolo 21 oggi significa difendere il diritto di tutti a conoscere, a raccontare e a dissentire. La posta in gioco non riguarda solo il giornalismo, ma l’essenza stessa della democrazia.

L'appello è chiaro: non lasciare soli Sigfrido Ranucci, la sua famiglia, e chi ogni giorno cerca la verità.

L’invito è a partecipare, ad alzare la voce, a non arretrare.





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